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Cattolici Genovesi




















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GENOVA



 

UN PAPA GENOVESE
Benedetto XV (1914-1922)




Nei conclave che iniziò l'1 settembre 1914 per eleggere il successore Pio X erano presenti 57 cardinali dei 65 facenti parte del Sacro Collegio e ci vollero dieci scrutini in tre giorni per arrivare ad una conclusione; la scelta era in pratica tra la politica progressista di Leone XIII e quella rinunciataria di papa Sarto. Nonostante le sanzioni minacciate l'la costituzione di quest'ultimo, come nota Zizola, "le influenze poiché e gli impasti nazionalistici dei singoli gruppi cardinalizi non facevano nemmeno questa volta del conclave una serra mistica". Ci fu la nota circostanziata del ministro degli esteri austriaco al suo ambasciatore in Vaticano, ma le istruzioni comunque, se pure arrivarono ai cardinali del gruppo austro-ungarico, non ebbero effetto. Si voleva concludere alla svelta nel clima di guerra ormai operante; così il 3 settembre fu eletto tra le meraviglie della minoranza il cardinale Giacomo Della Chiesa. Della Chiesa era un mingherlino e in Curia Io chiamavano "il piccoletto". La Curia genovese ha una tradizione di piccoli di statura ma di grande volare intellettuale.
Dopo l'elezione mostrò di avere in pugno la situazione, dando precise disposizioni programmatiche e nominando pochi giorni dopo segretario di Stato il cardinal Ferrata, filofrancese. Insomma rivelò sicurezza a dispetto della precaria prestanza fisica, e un cardinale espresse la meraviglia ad alta voce: "Caspita, abbiamo un papa già "professo non un papa "novizio!".
Giacomo Della Chiesa era nato a Genova il 21 novembre l854 una famiglia nobilissima; il padre, marchese, discendeva da Berengario II e Callisto II; la madre era una Migliorati, e tra i suoi antenati figurava Innocenzo VII. Aveva studiato nella città natale fino a laurearsi in legge nel 1875, anno in cui si era trasferito al collegio Capranica Roma per seguire gli studi di teologia. Fu ordinato sacerdote nel 1878 ma seguitò ancora a studiare nei corsi di specializzazione all'Accademia dei nobili ecclesiastici di Roma. Arrivarono infatti incarichi speciali, tra i quali i quelli svolti a Vienna, e per i meriti diplomatici dal 1901 fu prosegretario di Stato e insieme docente di diplomazia all'accademia dov'era stato studente. Ma Pio X gli bloccò la carriera mandandolo come arcivescovo a Bologna nel 1907; fu una sorta di "esilio". Nato com'era per i giochi politici, poteva d'altronde essere d'impaccio alla linea del papa "santo". Ma prima di morire questi non poté esimersi dal consacrarlo cardinale; fu il 25 maggio del 1914. Dopo poco più di tre mesi era già papa. Fu incoronato il 6 settembre 1914, ma volle che la cerimonia si svolgesse nella cappella Sistina, anziché in S. Pietro, e questa fu già una novità; il tutto senza solennità, un piccolo ricevimento con qualche cardinale e alcuni ambasciatori, ma un pasto frugale. Il suo programma era quello di dare alla Chiesa di Roma un piano politico e diplomatico; il terreno fu per Benedetto XV la prima guerra mondiale. Assunse la parte di un profeta inerme fra le grandi potenze che credevano solo nell'utilità delle guerra e proprio per questo rimase inascoltato e coperto d'insulti.
Così, fin dal primo messaggio dell' 8 settembre 1914 quando parlò di "flagello dell'ira di Dio"; si ripeté il, 28 luglio 1915, l'anno in cui l'Italia entrava in quella guerra definita "orrenda carneficina che disonora l'Europa" e nell'appello di Natale di quello stesso anno al mondo "fatto ospedale ed ossario". E ancora nel 1916 parlando il 4 marzo di "suicidio dell'Europa civile" e il 31luglio della "più fosca tragedIe dell'odio umano e dell'umana demenza".
L'apice lo raggiunse con la nota dell'agosto 1917 in cui Benedetto si dichiarò neutrale in "una perfetta imparzialità verso tutti i belligeranti, quale si conviene a chi è Padre comune e tutti ama con pari affetto i suoi figli", invitando le grandi potenze "alla cessazione di questa lotta tremenda, la quale, ogni giorno più, apparisce inutile strage". E arrivarono altri insulti dagli irredentisti.
Si sbagliavano, non lo capivano ed era logico: la Chiesa fino ad allora mai imparziale in qualsiasi guerra, a volte essa stessa direttamente o meno partecipe di avvenimenti bellici, ora affermava cinquant'anni prima di Giovanni XXIII la "pacem in terris. In questo contesto la Chiesa mostrò di preoccuparsi più degli uomini che di se stessa come centro di potere. Comunque ai messaggi aveva fatto seguito un'opera di aiuto concreto; grazie al suo intervento infatti nel 1915 molti detenuti civili poterono tornare nelle loro case e l'anno dopo i prigionieri italiani tubercolotici rivedere la patria. Aveva costituito un'"Opera Prigionieri" in Vaticano, evadendo circa 700.000 richieste di notizie e 40.000 di rimpatrio, mantenendo per quanto gli fu possibile i contatti tra i soldati al fronte e le loro famiglie.
Tramite vescovadi e nunziature, fu presente ovunque la guerra devastava direttamente o meno; mandò aiuti in denaro ai contadini russi vittime della carestia nei primi anni della rivoluzione bolscevica e ai contadini cinesi colpiti da grandi calamità nel 1921 Distribuì personalmente in queste opere assistenziali, secondo quanto testimoniò il suo segretario, il cardinal Gasparri, più di ottanta milioni. Aveva proclamato che "è dovere di ogni uomo accorrere dove muore un altro uomo" e lo fece nello spirito della vera carità cristiana che non deve conoscere colore di pelle, superando qualsiasi ideologia per mostrare il senso più alto del Vangelo in un "miserere super turbam". E non poté ignorare il problema dell'inserimento dei cattolici nella politica italiana; lo affrontò cercando di dare maggiore autonomia alle varie correnti per un dialogo concreto che salvaguardasse infine una certa unità del movimento stesso E gli sembrò logico a questo punto abrogare il "Non expedit" il 12 novembre l919; accettò senza benedirlo, ma anche senza smentirlo, il Partito popolare fondato da don Sturzo, raccomandando però una netta distinzione tra l'Azione Cattolica, istituita per sua volontà in una missione tutta evangelica, e le azioni dei cattolici in campo economico e politico. Era questo il segno di una lucidità d'intenti che del resto si mostrò evidente in numerose iniziative come l'istituzione della Congregazione dei Seminari e degli Studi, la promulgazione deI Codice di diritto canonico e l'approvazione nel 1920 dell'università cattolica del Sacro Cuore di Milano.
Benedetto XV morì il 22 gennaio 1922 a Roma, stroncato in soli quattro giorni da una polmonite. Fu sepolto nelle Grotte Vaticane, di fronte alla tomba di Pio X, e più tardi gli fu eretto un monumento nella cappella della Presentazione in S. Pietro, opera del Canonica.


 
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