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MARIA REGINA DI GENOVA
Storia Tradizione e Cultura
Era il 1637 quando il doge Francesco Brignole, confortato dalle ardentissime preghiere di Virginia Centurione Bracelli, proclamava con corona, scettro e chiavi la Vergine Maria regina di Genova. Una città, che nella sua orgogliosa storia plurisecolare non aveva mai tollerato di essere governata da alcun sovrano terreno.
Eppure, dinanzi alla bianca signora - così almeno Domenico Fiasella ne riprodusse nel marmo l'immagine, che fu poi collocata, altissima, sull'architrave di Porta Lanterna - le ginocchia di quegli arditi uomini di mare si piegarono e gli occhi si volsero lassù, sotto il piedistallo, ove a chiare lettere si leggeva la scritta: me posuerunt custodem.
Mi posero custode, mi lasciarono qui di sentinella, dicevano quelle parole, che tutti - dotti e indotti - compresero benissimo, anche se non conoscevano il latino. Conoscevano, in compenso, il catechismo e sapevano perciò che, quando la Madre di Dio, colei che aveva calcato e continua col tallone a calcare la testa dell'antico serpente, decide di levarsi a difesa non soltanto di una singola anima, ma di una nazione intera, non vi è porta dell'inferno capace di prevalere.
Forti di questa consapevolezza, i cattolici genovesi pongono, all'ombra del manto della loro Regina, storia, tradizione e cultura di una città che a questa Regina ha fatto atto di sottomissione. Convinti che nessuna opera dell'ingegno umano possa presumere di vincere il tempo, se la grazia divina non deponga in essa il suo seme d'eternità.
ALESSANDRO MASSOBRIO
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