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Col vertice NATO del 21 e 22novembre a Praga, gli Stati Uniti si apprestano a stringere in un forte abbraccio l'Unione europea (Ue). Una Nato più forte significa anche un rafforzamento per l'Europa? Questo poteva essere vero all'epoca della guerra fredda. Ma nel mondo di oggi questa stretta rischia di diventare soffocante o, comunque, di limitare l'autonomia dell'Ue.
In passato abbiamo dubitato dell'interesse degli Stati Uniti per l'Alleanza atlantica. Ma oggi questa organizzazione si appresta non solo a continuare il suo processo di allargamento in direzione di nuovi paesi (le cui opinioni pubbliche attribuiscono più importanza all'entrata nella Nato che in quella dell'Ue) e a modificare la sua struttura di comando, ma anche a estendere il suo raggio di' azione a tutto il mondo.
Con l'associazione della Russia e di altri paesi, l'Alleanza copre di fatto tutto l'emisfero nord. A Praga i diciannove alleati hanno adottato un documento intitolato Dottrina militare di dìfesa contro il terrorismo. Fanno propria la dottrina Bush ipotizzando il ricorso ad attacchi preventivi ("difesa anticipata'; si preferisce dire alla sede della Nato) in tre casi, sempre di fronte a minacce di "origine esterna": di fronte a un imminente attacco terroristico; se si dispone di informazioni attendibili sulla preparazione di un attentato di questo tipo; infine, quando la Nato è in guerra e si prevede che la parte avversa risponderà con un attentato terroristico. La Nato cessa quindi di essere un'alleanza puramente difensiva. Un cambiamento di rotta che potrebbe rivelarsi pericoloso. La nuova strategia risponde più a una visione di guerra fra stati che contro un nemico diffuso. Un concetto che si applica anche all'Iraq. E non è un caso che Bush abbia chiesto alla Nato, a Praga, di mandare un segnale forte a Baghdad. Un pericolo non da poco per i progetti europei può derivare inoltre dalla creazione della Forza di reazione della Nato. Londra e Washington vogliono che questo corpo militare sia operativo già nel 2003, prima della Forza europea di reazione rapida, che abbia meno soldati (2Omila rispetto ai 6Omila di quella europea) ma con mezzi molto superiori in termini economici, di preparazione e di impegno da parte dei vari paesi. Questa forza deve poter essere operativa in un periodo di tempo compreso fra i tre e i cinque giorni. L'Ue potrà fare uso delle capacità della Nato ma solo con l'autorizzazione di Washington,che avrà il diritto di veto. La Gran Bretagna lo ha detto chiaramente che non tollererà alcuno sviluppo della politica di difesa dell'Ue che metta in pericolo la Nato. La trasformazione della Nato arriva in un momento in cui le opinioni pubbliche in Europa e negli Stati Uniti hanno concezioni divergenti a proposito delle minacce mondiali, che si tratti del terrorismo internazionale, dell'Iraq, del conflitto israelo-palestinese o della Cina come potenza mondiale. È quello che si legge in un'interessante inchiesta pubblicata sull'ultimo numero del mensile Foreign Policy. La maggioranza degli europei (il 55 per cento) ritiene che la politica degli Stati Uniti abbia contribuito agli attentati dell'11 settembre 2001. Se l'Europa non cambia rotta sarà nient'altro che una colonia americana col rischio di essere coinvolta in tutte le "guerre infinite" progettate dal Pentagono per le esigenze imperiali dell'unica suoperpotenza. Noi auspichiamo un ridimensionamento della Nato a vantaggio di un rafforzamento del potenziale politico e della indipendenza militare che servirebbe non solo a soddisfare i nostri interessi ma anche ad evitare fururi conflitti svolgendo la funzione di punto di equilibrio verso i paesi dell'Africa e dell'Asia. |