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L'EUROPA E LA GUERRA DI BUSH
In questi ultimi tempi abbiamo assistito allo scontro di due raggruppamenti di Stati nell’ambito dei paesi europei. La spaccatura tra Francia e Germania da una parte e Inghilterra, Italia, Spagna, Portogallo e paesi dell’Est europeo dall’altra, sulla questione della guerra all’Iraq. Sappiamo benissimo che le motivazioni degli USA alla guerra sono parte di un disegno strategico più ampio e che la pericolosità delle eventuali armi di distruzioni di massa possedute da Saddam Hussein sono solo un pretesto per mettere in opera decisioni già prese in precedenza. In questo breve articolo esaminiamo solamente la politica europea di fronte alla scelta importante di fare o rifiutare la guerra.
La Francia e la Germania si sono messe contro alle scelte americane di fare la guerra ed in questo sono seguite da Russia e Cina che hanno appoggiato il piano Mirage che dovrebbe portare al disarmo dell’Iraq senza ricorrere alla forza militare. Queste scelte hanno irritato Washington tanto da progettare possibili ritorsioni di tipo economico contro questi due alleati NATO se non si adeguano alla dottrina Bush. Per contro altri Paesi europei tra cui l’Italia hanno fatto dichiarazioni di appoggio alla politica americana di qui la spaccatura e la crisi sia nella Nato che nell’Europa. Si dice che l’Europa non ha una politica unitaria, si dice che non conta perché ogni Stato agisce separatamente dagli altri evidenziando un grado di debolezza e di scarso peso sulla politica mondiale. La presa di posizione di Francia e Germania, la cosiddetta Europa carolingia, costituisce la fine di una ambiguità, le scelta degli USA non sono le scelte di tutto l’Occidente. Più l’Europa diventa grande più gli interessi rispetto agli USA tendono a differenziarsi. La cosa è abbastanza ovvia, trecento milioni di europei che diventeranno quattrocento possono essere alleati di chiunque ma non possono accettare ad occhi chiusi le scelte stabilite altrove senza aver partecipato alla loro formulazione. Senza entrare nello specifico delle questioni, poniamo la domanda: “dov’è l’Europa? È l’Europa carolingia di Chirac e Schroeder o quella euroamericana di Blair, Aznar e altri? Non abbiamo dubbi, l’Europa deve essere autonoma deve avere un suo esercito e una sua politica. Accettare la supremazia americana della guerra preventiva significa essere coinvolti in guerre sempre più impegnative che solo avvantaggiano le potenti multinazionali americane. Significa, continuare ad accettare i ricatti del FMI che nega i finanziamenti ai paesi dell’Est europeo o la guerra commerciale che viene minacciata a Francia e Germania che hanno osato avere opinioni autonome. Per questo, per quanto siano operazioni interessate quelle di Parigi e Berlino, costituiscono la speranza per gettare le fondamenta di una nuova Europa. TARTAGLINO RINO |