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GENOVA


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LA DIFESA DEI CROCIFISSI

L'ASSOCIAZIONE CATTOLICI GENOVESI a seguito della ripresa polemica sui crocifissi nei luoghi pubblici ha inviato ai mezzi di informazione in data 9/10/2002 il seguente COMUNICATO STAMPA

Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi". (Marco 8,38)

I CROCIFISSI NEI LUOGHI PUBBLICI

Ogni tanto ritorna all’onore della cronaca la questione dei crocifissi nei luoghi pubblici e subito scoppia il caso politico tra i sostenitori della proposta e coloro che pretendono cancellare ogni simbologia cristiana con la motivazione dello Stato laico. Due semplici considerazioni si possono fare:
- Stato laico non vuol dire stato agnostico, indifferente oppure ateo, i cittadini hanno principi, opinioni politiche e religiose che non possono essere né ignorate né combattute.
- Tutti gli Stati adottano delle simbologie identificative (bandiere, inni, stemmi,… ) che sono pur sempre ispirate ad una idea, ad un principio politico o religioso.
In Italia la bandiera tricolore è nata sulla scia della rivoluzione del 1789, l’inno di Mameli è del giovane patriota aderente alla massoneria; il timbro che campeggia su tutti i documenti pubblici è stato adottato all’epoca dei governi anticattolici della prima unità d’Italia eppure, noi cattolici li abbiamo accettati, fatti nostri senza tante proteste magari attribuendone un significato diverso da quello voluto dai loro inventori. Invece, duemila anni di cristianesimo simboleggiati da un crocifisso in un paese per cultura e religione è a grande maggioranza cattolica viene osteggiato.
Ci limitiamo a ricordare che se venisse eliminata tutta l’arte d’ispirazione cristiana perché offende qualcuno, non ci rimarrebbe che i gloriosi ruderi dell’antica Roma.
Abbiamo sentito le opinioni più disparate da parte degli oppositori che ci lasciano molto perplessi. Si va dal livore ideologico della sinistra estrema, all’avversione precostituita dei vari fratelli maggiori e minori ed al prepotente rifiuto di gruppetti musulmani che applicano il principio secondo cui la terra dei cristiani è terra di guerra quindi, da soggiogare. Solo alcuni, a titolo personale, che stanno dall’altra parte come il dott. Mieli ha mostrato di capire riconoscendo il diritto dei cattolici. Penoso è stato l’intervento di alcuni religiosi che temono che il crocifisso sia “elemento di discriminazione”. Gesù Cristo non discrimina nessuno, solo nell’aldilà separa i buoni dai cattivi. La croce c’era e ci dovrebbe essere ancora adesso negli uffici pubblici ai sensi di disposizioni di legge da parte di un governo non certo clericale.
Per questo, desideriamo che il governo confermi in maniera chiara e definita l’esposizione della croce nei pubblici uffici e nelle scuole, al limite, per i simboli dello Stato possono sempre decidere a maggioranza i cittadini italiani.
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Un unico giornale ha dato rilievo al nostro comunicato. Questo la dice lunga su come funzione la corretta e democratica informazione.

In data 10/10/2002 IL GIORNALE pubblica quanto segue:

CROCIFISSO NELLE SCUOLE:"NOI CATTOLICI VOGLIAMO IL REFERENDUM" di MONICA BOTTINO
«Siamo certi di non essere una minoranza e di poter dire la nostra: sul tema del crocifisso nei luoghi pubblici vogliamo che si faccia un referendum. Che sia, insomma, la maggioranza dei cittadini italiani a decidere». Rino Tartaglino segretario dell'Associazione Cattolici Genovesi, di sentire prediche sulla laicità non ne può davvero più. Perchè, a salire sul pulpito a dire che il crocifisso deve essere abolito per rispetto a chi non è cattolico, sono in tanti. “Ma non sono tanti come noi cattolici che lo vogliamo difendere - dice Tartaglino -, i1 problema è che fino ad oggi, forse, non siamo riusciti a farci sentire abbastanza, perché siamo sempre stati noi sì, molto tolleranti”. E precisa :”Tutti gli Stati adottano simboli come bandiere, stemmi, inni, che sono pur sempre ispirati a un’idea, a un principio politico o religioso – dice - . In Italia la bandiera tricolore è nata sulla scia della rivoluzione del 1789, l’inno di Mameli è del giovane patriota aderente alla massoneria, ma noi cattolici abbiamo fatto nostri questi simboli senza tante proteste: Invece duemila anni di cristianesimo simboleggiati da un crocifisso in un Paese che per cultura e religione è a grande maggioranza cattolico evidentemente non valgono. Così il crocifisso viene osteggiato”. Il rappresentante dei cattolici genovesi si limita a una riflessione: “Se venisse eliminata tutta l’arte di ispirazione cristiana perché offende qualcuno, in Italia rimarrebbero solo i ruderi dell’antica Roma”. Tartaglino definisce “penoso”, l’intervento di “alcuni religiosi che temono che il crocifisso sia elemento di discriminazione”. “Si va – dice – dal livore ideologico della sinistra estrema, al prepotente rifiuto di gruppetti di musulmani che applicano il principio secondo il quale la terra dei cristiani è terra di guerra e quindi, da soggiogare”. Tartaglino è certo di parlare per moltissimi cattolici, non solo genovesi, che credono che il crocifisso, in quanto simbolo profondamente cristiano e legato indissolubilmente alla nostra storia, vada difeso. “Noi vorremmo che fosse il governo a confermare in maniera chiara e definita l’esposizione della croce nei pubblici uffici e nelle scuole – conclude - . Ma se così non fosse, facciamo un referendum che, insomma, decida la maggioranza. Noi non temiamo di perdere.


 
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