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RECENSIONI

QUESTIONI MORTALI – L'attuale dibattito sulla morte cerebrale e il problema dei trapianti - a cura di Rosangela BARCARO e Paolo BECCHI – Ed. E.S.I., Napoli 2004 - € 26,50


Qualche tempo fa, in un articolo "I morti sono veramente morti, quando preleviamo i loro organi?", apparso sulla nota rivista "I servizi funerari" (n. 2/2004), il prof. Becchi annunciava la prossima uscita di un libro di approfondimento in quella particolare materia.
Il saggio, recentissimo, è un'antologia, curata da Rosangela BARCARO, dottore di ricerca in bioetica presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Genova e dal citato Paolo BECCHI, professore di filosofia del diritto presso la stessa Facoltà dell'Università di Genova. Questa pubblicazione ha lo scopo precipuo di consentire la riapertura della discussione sul tema della "morte cerebrale", che, nel nostro Paese è diventata un tabù.

Lo studio risale alle origini della problematica ricordando che la ridefinizione della morte in senso neurologico è avvenuta nel 1968, ad opera di un gruppo di medici statunitensi, per potere effettuare, in maniera ottimale, il prelievo degli organi, a "cuore battente", per i trapianti.
Tale definizione, già a partire dagli anni novanta, ha subito un profondo ripensamento, non solo sul piano filosofico, ma anche su quello scientifico, da parte di illustri luminari di fama internazionale, dagli opposti orientamenti, ma concordi nel giungere tutti ad una medesima conclusione, vale a dire che il concetto di "morte cerebrale" è del tutto inattendibile, un'abile finzione introdotta per favorire la pratica trapiantistica.

Numerosi gli autori presenti: si va da Jonas e Seifert, antesignani nella critica del concetto di "morte cerebrale", a Singer, Finnis, Stoecker, Halevy , Brody e Truoq, per giungere a Schewmon e Defanti, che , da convinti assertori della "morte cerebrale", rivedendo progressivamente le proprie posizioni, pervengono a conclusioni non lontane da Jonas.
Schewmon confuta la tesi che la "morte cerebrale" sia un indicatore della morte equiparata alla morte dell'intero organismo. Truog sostiene l'impossibilità di accertare la "morte cerebrale" totale, sulla scia dei tests attualmente adottati.

Il volume di 330 pagine, in veste tipografica accurata, comprende anche l'importante documento (rapporto sui criteri di morte) del Danish Council of Etichs e presenta saggi inediti di Defanti, Finnis, Seifert, Stoecker.
Una dotta introduzione aiuta ad avvicinare proficuamente i vari autori. Ricchi la bibliografia e l'indice per nomi. La lettura del libro non è riservata ai soli cultori della complessa e delicata materia, ma si raccomanda altresì a tutti coloro che, privati di un doveroso dibattito, in Italia soffocato sul nascere, vogliono affrontare con un valido sussidio le ardue tematiche.

In conclusione, un drammatico interrogativo. Come è noto, condicio sine qua non per il prelievo di organi è l'avvenuto decesso del paziente, come prescritto dalla legislazione italiana e, in genere, da tutte le legislazioni che hanno adottato il criterio neurologico, ossia il concetto di "morte cerebrale".

Ma, se la "morte cerebrale" è una finzione, come argomentato dai valorosi autori dell'antologia, gli espianti avvengono nel rispetto della legge o in sua aperta violazione? Sono "Questioni mortali", come recita il titolo del libro.

CARLO BARBIERI



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